La chiesa Santa Maria delle Grazie sorge nel luogo in cui esisteva una piccola chiesa costituita da una sola navata e da nove cappelle private in cui venivano sepolti i morti di famiglia. Per la sua posizione si trovava sulla strada di pellegrinaggi, per cui tutti i pellegrini di ritorno dai loro viaggi, specialmente a Roma, prima di entrare a Napoli, avevano l'abitudine di fare tappa nel paese alle porte della città. Quando nel 1743 il Cardinale Giuseppe Spinelli, arcivescovo di Napoli, compi la santa visita a Melito, trovò la Chiesa Parrocchiale di S. Maria delle Grazie angusta, danneggiata, senza coro sufficiente per lo svolgimento delle funzioni e con la sacrestia tutt'altro che dignitosa, così il 19 maggio dello stesso anno emanò un decreto con il quale disponeva la ricostruzione della chiesa. Nonostante le disposizioni del decreto del Cardinale Spinelli, per quindici anni gli amministratori dell'Università del Casale di Melito non spesero neppure un carlino per il restauro della chiesa in rovina. Solo nel 1757, minacciando la chiesa di crollare, si decise di riedificarla abbattendo l'antica chiesa che fu completamente demolita. L'ingegnere Nicola Carletti ebbe il compito di redigere il progetto di ricostruzione della chiesa, consegnato dopo solo un mese al presidente della Regia Camera della Sommaria, Filippo Corvo, il quale sottopose il disegno e la relazione al giudizio del regio ingegnere Giuseppe Astarita che, pur esprimendosi favorevole sul disegno fatto con buona regola d'arte, avanzò delle riserve fatte sul preventivo di 9.500 ducati. L'Astarita affermava, per l'esperienza avuta, di ritenere sbagliati i conti fatti dal Carletti, a cui erano sfuggite alcune spese necessarie tra cui: demolizione dell'antica chiesa; trasporto dei ruderi; deposito del materiale utilizzabile nella nuova costruzione; acquisto di case rustiche per ampliare l'area della chiesa; impiego del piperno per tutto il basamento dell'atrio e non, invece, solo per gli scalini.